Sistemi di protezione per il pilota… spiegati con i Lego

La sicurezza del pilota prima di tutto. Questo è lo slogan che da parecchi anni a questa parte si sta facendo strada nel mondo del motorsport, ed in particolare in quello della Formula 1.
Attraverso i mattoncini Lego sono creati dei modelli per spiegare in maniera semplice l’evoluzione dei sistemi di sicurezza per la parte legata all’abitacolo.
Anche se la ricerca della prestazione massima è parte integrante del DNA del Circus iridato, nella sua storia ci sono stati dei momenti in cui è stato preferito fare un passo indietro per assicurare ai piloti un ambiente il più possibile sicuro e controllato.
Basti pensare a cosa successe ad Imola nel 1994, quando Ayrton Senna andò a sbattere contro il muro del Tamburello, oppure, in tempi recenti, a Jules Bianchi sul circuito di Suzuka.

E se la sicurezza deve essere posta al di sopra di tutto, ecco che oggi andremo ad analizzare quattro soluzioni a favore della testa del pilota, la più soggetta una volta all’interno dell’abitacolo.
La prima è sostanzialmente quella che si vedeva fino a cinque anni fa: il poggiatesta in posizione particolarmente elevata soddisfava certamente i fan più conservativi e tradizionalisti della F1 che volevano vedere vetture con il cockpit esclusivamente aperto.
Tuttavia, non garantiva uno standard di sicurezza così elevato, per cui la FIA ha già annunciato di voler passare oltre.

La seconda è quella che vediamo dal 2018: si tratta dell’HALO, sistema testato inizialmente dalla Ferrari e poi anche da Mercedes e Red Bull che sembra poter dare quel “qualcosa in più” in termini di protezione per il pilota.
Rimane una struttura aperta e quindi consente un’uscita del pilota dall’abitacolo molto veloce, tuttavia è in grado di scansare, in caso di impatto, solamente oggetti molto grandi come un pneumatico oppure un’altra monoposto.
Nel caso di particolari molto più piccoli, come la molla che colpì il casco di Felipe Massa all’Hungaroring nel 2009, probabilmente non sarebbe così efficace.

Passiamo alla terza: si chiama Aeroscreen, è stata testata e progettata dalla Red Bull ed a primo impatto sembrava il compromesso ideale tra la sicurezza di un abitacolo completamente chiuso assieme ad una facile uscita in caso di pericolo e la migliore visibilità offerta dai cockpit aperti.
A livello estetico, sembra più gradevole rispetto all’HALO e, se costruito in maniera sufficientemente robusta, dovrebbe essere in grado di deviare la maggior parte degli oggetti che minacciano il pilota.
La FIA, purtroppo, lo ha giudicato troppo debole e quindi ha preferito il concorrente.

L’ultima alternativa in termini di protezione pilota è rappresentata dall’abitacolo completamente chiuso ed è vista come la soluzione che verrà utilizzata in futuro prossimo: la protezione è assicurata al 100%, tuttavia i progettisti dovranno apportarvi alcune modifiche per renderlo del tutto utilizzabile.
Innanzitutto, il pilota dovrà essere in grado di uscire dal cockpit in pochi secondi in caso di pericolo immediato, ma non è tutto: altre difficoltà saranno il calore che dovrà essere dissipato, la visibilità (al momento limitata), il peso aggiuntivo della struttura e, non ultima, la perdita di ciò che ha sempre contraddistinto una monoposto da Formula 1, la cellula ad abitacolo scoperto.